Vita

 

1. Dall’infanzia alla conversione

Maria Teresa Carloni nasce a Urbania (Pesaro) l’8 ottobre 1919, sei anni dopo il fratello Adolfo. A 3 anni perde i genitori. La nonna materna si occupa dei due bambini. L’educazione rigorosa della nonna produsse in Maria Teresa grande sensibilità umana ma anche una fortezza d’animo, unita a sincerità e religiosità senza finzioni. A 17 anni, incompresa gravemente in confessione da un sacerdote, Maria Teresa scappa dalla chiesa gridando al Crocifisso: “Ci rincontreremo!”.

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale sembra offrirle un motivo valido per andarsene di casa: servire la Patria. Essendo di nobile famiglia può entrare come infermiera nel Sovrano Ordine di Malta a Roma.

Consegue il diploma infermieristico con il massimo dei voti e inizia il servizio presso la clinica San Giuseppe al Trionfale, dove diviene caposala.

La sua professionalità e la sua umanità è tale che viene decorata con la medaglia d’argento al valore militare.

Finita la guerra, Maria Teresa rientra in Urbania e conclude gli studi nel 1946 con la laurea in Filosofia all’Università di Roma. A quasi 30 anni è senza lavoro, sola con la nonna e priva di una vita religiosa praticante. Il 1951 segna la svolta. 

Il 16 aprile Maria Teresa chiese e ottenne un colloquio privato col giovane parroco, don Cristoforo Campana. Finalmente aprì l’intero suo animo.

Il 16 maggio, a 92 anni, muore la nonna: Maria Teresa resta sola e inizia il nuovo cammino.

 

 

 

 

 

 


2. Consacrazione e missione

Con decisione irrevocabile il 16 giugno 1951, nelle mani del Padre spirituale, Maria Teresa emette voto di perpetua castità. Da quel momento la sua vita sarà impegnata in austera ascesi di preghiera, anche notturna, e di penitenza. In particolare, la sua offerta di vita si diresse alla Santificazione dei Sacerdoti. A ciò non venne mai meno l’ardentissima carità che la vide indefessa a servizio dei più bisognosi senza risparmiarsi a Genova nell’ospedale dei lebbrosi, a Milano per assistere malati a domicilio, a San Primo di Como tra gli alluvionati del Polesine là sfollati, a Spotorno vicino a Savona per assistere bambini. È l’autunno 1951 e l’inverno 1952. La sua povertà è tale che ella stessa vive di carità altrui. Cominciano a manifestarsi in questo periodo i fenomeni misteriosi che la rapiranno nascosta al mondo per la sua missione a favore della Chiesa perseguitata.

Tornata a Urbania nella primavera del 1952 e vagliata con scrupolosa attenzione dal Padre spirituale, che verificò il carattere soprannaturale e indipendente dalla sua volontà di certi rapimenti estatici, il Venerdì Santo 11 aprile 1952 alle 15 il Signore le si manifestò crocifiggendola con Lui tramite le stimmate. Eccetto che nel ripetersi delle tre ore di agonia, in cui si rendevano visibili ai polsi, al costato, ai piedi e alle spalle, le piaghe rimasero nascoste. Nel maggio 1952 Don Cristoforo Campana fece sottoporre Maria Teresa a una perizia psichiatrica presso l’ospedale di Pesaro. Il responso medico fu: “Il soggetto possiede una prontezza di determinazione e una semplicità di prassi che sono il contrario di quanto si è soliti riscontrare nel cosiddetto temperamento isterico”.

Il 20 dicembre 1952 avvenne il matrimonio spirituale tra Gesù e Maria Teresa. Nel gennaio 1953 Maria Teresa fece l’offerta di sé per la Russia e i paesi satelliti: iniziava lo specifico della sua missione. Don Campana intanto aveva informato il proprio Vescovo, Mons. Giovanni Capobianco, il quale ordinò che ogni cosa rimanesse sconosciuta a tutti.

L’offerta della vita per la Chiesa perseguitata fu in Maria Teresa Carloni senza confini: Europa Orientale, Sudan, Cina e altri paesi dell’Asia. Molti furono i figli spirituali che accompagnò al sacerdozio e nel sacerdozio, anche fino al martirio, come il caso del Card. Alojs Stepinac, Arcivescovo di Zagabria proclamato Beato da Giovanni Paolo II, morto al domicilio coatto di Krasić, dove la Carloni si recò a trovarlo personalmente nel maggio del 1959. Sempre pieno di stima e di rispettoso affetto fu il rapporto con il Servo di Dio il Card. Stefan Wyszyński, Primate di Polonia, con il Metropolita Arcivescovo degli Ucraini il Card. Jozef Slipyj, in esilio a Roma, il paterno Card. Giuseppe Beran, Arcivescovo di Praga, pure in esilio a Roma, il Card. Franjo Šeper, successore a Zagabria del Card. Stepinac e Prefetto della Congregazione della Dottrina per la Fede, che quasi quotidianamente le scriveva, il Sacerdote comboniano del Sudan Padre Pietro Magalasi, suo primo “figlio” nero, Mons. Ireneo Dud, Vescovo di Khartoum, che ella andò a trovare nel 1960, e altri Vescovi e Cardinali. In uno dei suoi viaggi riuscì ad incontrare clandestinamente, nell’ambasciata americana di Budapest, il Card. Jozef Mindszenty. A tutti costoro si aggiungono Vescovi della Bulgaria e dell’ex Jugoslavia. Molti di detti illustri amici furono ospiti della Carloni in Urbania, specialmente durante gli anni del Concilio Vaticano II.


3. Compimento

L’apertura del Concilio Vaticano II portò molti dei Padri Conciliari d’oltre cortina a Roma e, di lì, anche a Urbania. Quelli annotati nel registro delle SS. Messe celebrate nella Cappella privata di casa Carloni furono 19 Vescovi e 7 Cardinali, tra i quali Wyszyński Primate di Polonia, Slipyj Metropolita d’Ucraina, Beran e Tomašek di Cecoslovacchia, Šeper e poi Kuharić di Croazia, König di Vienna. Il periodo del Concilio fu di intenso martirio mistico e di azione per le varie Chiese. Oltre a diversi viaggi in Jugoslavia e uno in Russia già indicato, si segnalano quelli in Africa, Polonia, Bulgaria, Terra Santa, Ungheria, Cecoslovacchia. Poi, dal 1972, Maria Teresa non uscì più dall’Italia. La salute era troppo minata. Maggiori meriti e vantaggi derivarono a tutta la Chiesa proprio da questa solitudine.

Una peritonite inoperabile per le condizioni del suo fisico la condusse alla morte il 17 gennaio 1983, alle ore 11,20. I funerali furono celebrati a Urbania il 18 gennaio dall’Arcivescovo di Urbino Mons. Donato Bianchi, dal Vescovo Boemo Mons. Jaroslav Škarvada, ex segretario del Card Giuseppe Beran, in rappresentanza di tutta la Chiesa perseguitata. Condoglianze giunsero da ogni parte. Venne tumulata nella nuda terra, come voleva, nel cimitero di Urbania, con la scritta da lei desiderata sulla lapide: “Mihi vivere Christus est, et mori lucrum” (Fil 1, 21).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONDIVIDI
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.